diGloria Bertasi e Giorgia Zanierato
La procura inizialmente ipotizzava il reato di lesioni. Una delle due vittime è grave. Le versioni contrastanti del guidatore e dei feriti
Da lesioni a tentato omicidio volontario, la procura (pm Giovanni Gasparini) cambia il capo di imputazione per l’uomo al volante del Suv che martedì notte ha investito due uomini in via Montello, nelle vicinanze di piazzale Bainsizza, nel quartiere di via Piave a Mestre, ritenuto da anni il «Bronx» della terraferma veneziana per microcriminalità e spaccio, poco distante da dove il 20 settembre è stato accoltellato a morte Giacomo Gobbato. Erano passate da poco le due di notte, quando il veicolo ha travolto un uomo originario della Sicilia ma residente con la famiglia a Santa Maria di Sala nel Veneziano, di 35 anni, e un quarantacinquenne di origini nordafricane che erano intenti a consumare sostanze stupefacenti davanti a un bed and breakfast. Pare che i due, noti tossicodipendenti, fossero spesso in quella via e che la loro presenza fosse motivo di malumori tra i residenti, compreso il presunto investitore. Feriti entrambi, il trentacinquenne è ricoverato in coma farmacologico, in gravi condizioni, all’ospedale dell’Angelo di Mestre. È stato invece dimesso con uno zigomo fratturato e ventidue punti di sutura sul viso il suo sodale.
Le versioni contrastanti
L’investitore – sarebbe suo il bed and breakfast – dopo lo schianto è uscito dall’auto, ha chiamato i soccorsi ed è stato pure lui curato ma sta bene. Avrebbe dichiarato che l’impatto è stato causato dall’acceleratore incastrato che gli avrebbe impedito di frenare finendo la corsa contro un muretto e investendo i due uomini. Secondo le testimonianze dei residenti della zona, la cui versione è contrastante rispetto a quella fornita in prima battuta dall’automobilista, pare che l’uomo avesse più volte intimato ai due tossicodipendenti di andarsene. Stando a quanto raccontato dal quarantacinquenne di nazionalità tunisina, non si sarebbe trattato di un incidente ma l’uomo avrebbe puntato contro di loro per investirlo: «Lo ha fatto apposta, è arrivato in auto, è sceso dalla macchina con un martello in mano – ha spiegato – ci ha detto che ci aveva visti dalle telecamere e che dovevamo andare via. Stavamo per spostarci quando è risalito in macchina e ci è venuto addosso». Tesi avvallata anche dai vicini che hanno sentito i rumori dello schianto. L’area è videosorvegliata, le telecamere permetteranno agli inquirenti di ricostruire i fatti. Inizialmente, la questura aveva escluso si potesse trattare di un gesto volontario: «Non ci sono elementi in tal senso», aveva sottolineato in una nota, a poche ore dai fatti. Le indagini proseguono, coordinate dalla procura.
Le testimonianze dei residenti
I primi a vedere la scena dell’investimento sono stati i residenti. Era trascorsa da poco l’una di notte quando una giovane del quartiere Piave è uscita di casa per portare il cane a passeggio. «Jack, un mio amico, la settimana scorsa è morto per salvare una donna che stava per essere derubata: è pensando a lui, e al suo non essersi voltato mai dall’altra parte, che nel sentire delle grida fortissime provenire dalla via a fianco ho deciso di avvicinarmi e ho telefonato alla polizia». Quando è arrivata nel luogo dello scontro, ha visto il suv dell’investitore piantato sulla parete della casa sulla sinistra della strada e, alla sua destra, un uomo a terra, in condizioni talmente disperate da non riuscire nemmeno a gridare di dolore. Le urla erano quelle dei suoi compagni di strada i quali, stando al suo racconto, sarebbero stati almeno cinque. «Gli amici dell’uomo a terra continuavano a gridare contro l’investitore – racconta – gli dicevano che l’aveva fatto di proposito, dicevano a me che era passato sopra al loro amico con la macchina più volte, inserendo anche la retro. In ogni caso l’autista non se ne è andato, ha chiamato anche lui sia la polizia che l’ambulanza e ha dato loro ogni spiegazione».
«Il guidatore non sembrava alterato»
I sanitari del Suem 118 di Mestre per quasi un’ora hanno cercato di rianimare l’uomo che si trovava a terra, poi lo hanno trasportato d’urgenza all’ospedale. «Ho parlato anche con l’uomo che ha investito i due – conclude la ragazza – non mi pareva affatto alterato da alcol o qualche sostanza, al contrario. Mi ha raccontato che voleva soltanto parcheggiare di fronte a casa sua, indicando la locazione turistica, e che gli si era incastrato il piede nel pedale dell’acceleratore, ragione per cui aveva finito poi per sfondare il muretto della casa a fianco e schiantarsi contro la parete».
«Le persone ferite trascorrono qui quasi ogni notte»
Pochi istanti dopo, anche la donna che vive nella casa a fianco a quella dell’investitore è scesa in strada: «Ho sentito un botto fortissimo e poi delle urla strazianti, così sono uscita a vedere – spiega Maria Luisa, 84 anni – ho riconosciuto subito l’uomo a terra e l’altro ferito: trascorrono quasi ogni notte seduti sugli scalini dell’alloggio turistico qui a fianco. Parlano, si drogano, sporcano. Per questo è capitato più di qualche volta che l’uomo che vive qui uscisse per cacciarli e finisse con il litigare con loro». La casa confina con il parchetto di piazzale Bainsizza, un luogo che, come i giardini di via Piave, è frequentato unicamente da tossicodipendenti e spacciatori. Se di notte ormai nessuno osa più avventurarsi lungo certe vie, di giorno la situazione non sembra affatto essere migliore, i cittadini si sentono ostaggio di sbandati e malviventi.
A un chilometro dal luogo dell’omicidio di Jack Gobbato
«Non posso dire che qui non ci siano controlli, ma nel modo in cui vengono fatti sono inutili – continua Maria Luisa – le Volanti passano dritte, senza fermarsi. Gli spacciatori si nascondono dietro un angolo e pochi secondi dopo sono esattamente dove prima. Chi si droga o dorme per strada nemmeno si muove dal posto in cui è, ma vengono lasciati stare. Forse un presidio fisso potrebbe essere più utile, ma in realtà non credo dato che i volti sono tutti noti alle forze dell’ordine e che chi viene portato in centrale la sera la mattina è di nuovo che cammina di fronte casa mia».
Soltanto la notte di venerdì 20 settembre, ad appena un chilometro dal luogo dello scontro di martedì, il 26enne Giacomo Gobbato veniva ucciso a coltellate da un delinquente a cui «Jack» ha impedito di derubare una donna. Tre giorni fa, un corteo di oltre 10 mila persone si è radunato in piazza a Mestre per «riprendersi la città», per allontanare il degrado che da anni ormai la attanaglia. Nel quartiere Piave però, ad oggi, l’unica cosa ad essere cambiata è la rabbia dei residenti, diventata esasperazione, intolleranza.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link